In elettronica e in informatica, l’operazione che traduce in forma digitale un segnale analogico. Con digitalizzazione si intende il processo di trasformazione di un’immagine, di un suono, di un documento in un formato digitale, interpretabile da un computer.
Il processo viene definito con termini tecnici “Approssimazione Digitale di un segnale Analogico”.
Per digitale, quindi si intende un codice binario in cui tutto è formato da combinazioni di 0 e 1. È digitale quindi un sistema o dispositivo che sfrutta segnali discreti per rappresentare e riprodurre segnali continui sotto forma di numeri o altri caratteri.
Ma vediamo le sue vere origini.
Negli anni 30 del secolo scorso si diffonde sempre di più tra la gente la voglia di ampliare le proprie conoscenze e di avvalersi di metodi più semplici e più diretti di quelli cartacei per accedervi, fu così che iniziò tra gli esperti della Scienza e dell’informatica una ricerca al metodo più efficiente, semplificando la selezione delle notizie in un mondo sommerso dalle informazioni.
Nacquero gli ipertesti, internet, il pc, i primi videogiochi Mode Arcade per Commodor 64 dopo qualche anno arrivò il chip per i primi computer per permettere la prima connessione ad internet. Il Bit diventò una rivoluzione. Inutile dire che i primi utilizzi del computer furono tenuti dai militari.
Furono questi ultimi che istituirono i primi videogiochi con la realtà virtuale, I videogiochi diventarono così uno strumento di sperimentazione di massa di tecniche di interazione uomo-macchina, che poi potranno essere riutilizzate in altri settori: dall’istruzione a distanza al commercio elettronico, per esempio.
Dopo la rivoluzione industriale venne quella delle telecomunicazioni e delle comunicazioni da lì tutti i metodi di messaggistica o di pubblicità che si possono vedere negli anni evolversi nell’ambito informatico digitale e tecnologico.
Tutte le regole fiscali, tra cui il regime Moss, per non sbagliare in materia di servizi T.T.E., cioè Telecomunicazione, teleradiodiffusione ed elettronici B2CLa Direttiva 2017/2455/UE ha introdotto dal primo gennaio 2019 nuove regole territoriali per i servizi di Telecomunicazione, teleradiodiffusione ed elettronici (T.T.E.) resi a “privati consumatori” (B2C), con la previsione di una soglia annua di 10.000 euro (al netto dell’IVA), nell’anno corrente e in quello precedente, per ciascun Stato membro al di sotto della quale l’operazione resta imponibile nello Stato membro del prestatore, anziché in quello del committente.
È prevista la facoltà del prestatore di optare per l’imponibilità nello Stato membro del committente, nel qual caso la scelta è vincolante per due anni, ed è possibile avvalersi del regime Moss.
Qualora avvenga il superamento della soglia in corso d’anno, il passaggio della tassazione dallo Stato membro del prestatore a quello del committente si verifica a partire dalla data in cui è avvenuto lo sforamento. In cosa consistono i servizi TTE L’Agenzia delle Entrate ha fornito con la C.M. n. 22/E/2016 una descrizione delle varie tipologie di servizi TTE (Telecomunicazione, Teleradiodiffusione ed Elettronici). In particolare, si considerano: servizi di telecomunicazione: i servizi di telefonia fissa e mobile, i servizi telefonici forniti attraverso internet (VOIP), i servizi di posta vocale, chiamata in attesa e simili, i servizi di radioavviso, di audiotext, l’accesso a Internet e al World Wide Web, ecc.; servizi di teleradiodiffusione: i servizi di fornitura al pubblico di contenuti audio e audiovisivi, come i programmi radiofonici o televisivi.
La peculiarità di tali servizi consiste nel rivolgersi al pubblico (anziché a singoli destinatari), nell’essere prestati da un fornitore di servizi media sotto la propria responsabilità editoriale e nell’essere destinati all’ascolto e alla visione simultanei da parte del pubblico servizi elettronici:
⫸ la fornitura di prodotti digitali (compresi i software); i siti internet e le pagine web, che supportano o veicolano la presenza di un soggetto sulla rete;
⫸ i servizi generati automaticamente da un computer in risposta a dati specifici immessi dal destinatario;
⫸ la concessione del diritto di mettere in vendita un bene o un servizio su un sito Internet che operi come mercato on-line; le offerte forfettarie di servizi Internet (accesso al web e servizi di informazione, gioco, accessi a dibattiti) e, più in generale, i servizi elencati nell’allegato I al Regolamento UE n. 282/2011.Individuare il luogo di stabilimento del destinatario, o il suo indirizzo permanente o ancora la sua residenza, non è certamente agevole: il legislatore ha quindi previsto delle presunzioni. In particolare, l’art. 24-ter, comma 1, lett. d), del Reg. UE 282/2011, prevede quanto segue: attraverso la sua linea terrestre fissa, si presume che il destinatario sia stabilito, abbia il suo indirizzo permanente o la sua residenza abituale nel luogo in cui è installata detta linea terrestre fissa; attraverso reti mobili, si presume che il luogo in cui il destinatario è stabilito, ha il suo indirizzo permanente o la sua residenza abituale sia il Paese identificato dal prefisso nazionale della carta SIM utilizzata per la ricezione di tali servizi; per i quali è necessario utilizzare un decodificatore o un analogo dispositivo o una scheda di ricezione e senza che sia usata una linea terrestre fissa, si presume che il destinatario sia stabilito, abbia il suo indirizzo permanente o la sua residenza abituale nel luogo in cui il decodificatore o l’analogo dispositivo è installato o, se questo non è noto, nel luogo in cui la scheda di ricezione è inviata al fine di essere ivi utilizzata; in circostanze diverse, si presume che il destinatario sia stabilito, abbia il suo indirizzo permanente o la sua residenza abituale nel luogo identificato come tale dal prestatore sulla base di due elementi di prova non contraddittori di seguito elencati: Indirizzo di fatturazione del destinatario; Indirizzo di protocollo internet (IP) del dispositivo utilizzato dal destinatario o qualsiasi metodo di geolocalizzazione; coordinate bancarie, come l’ubicazione del conto bancario utilizzato per il pagamento o l’indirizzo di fatturazione del destinatario in possesso di tale banca; prefisso del Paese (Mobile Country Code – MCC) dell’identità utente mobile internazionale (International Mobile Subscriber – IMSI) integrato nella carta SIM (Subscriber Indetity Module) utilizzata dal destinatario; ubicazione della linea terrestre fissa del destinatario attraverso il quale il servizio è prestato; altre informazioni commerciali pertinenti.
Per i servizi legati a circostanze diverse, si ritiene rilevante dal primo gennaio 2019 un solo elemento tra quelli sopra elencati, a condizione che il valore totale dei predetti servizi, al netto dell’IVA, nel singolo Stato membro di consumo non superi il limite di 100.000 euro nell’anno in corso e in quello precedente. La stessa C.M. 26.5.2016, n. 22/E ha chiarito che se i servizi T.T.E. sono prestati in luoghi quali cabine tele- foniche, postazioni Wi-Fi, Internet cafè, ecc. e la fruizione del servizio richieda la presenza fisica del destinatario in quel luogo, «si presume che il destinatario sia stabilito, abbia il suo indirizzo permanente o la sua residenza abituale nel luogo in questione e che il servizio sia effettivamente utilizzato e fruito in tale luogo».
Se invece il servizio viene eseguito su una nave, un aereo o un treno che effettuano trasporto passeggeri, il luogo di prestazione del servizio coincide con quello di partenza e, conseguentemente, il committente si considera ivi stabilito, domiciliato o residente.
la procedura è inserita all’interno della piattaforma “Fatture e Corrispettivi” dedicata alla fatturazione elettronica.
Per chi però è poco avvezzo all’utilizzo dei sistemi dell’Agenzia delle Entrate il modo più semplice per accedere alla procedura è passare dalla home page dell’Agenzia che propone immediatamente l’accesso all’area tematica dedicata.
L’area tematica contiene riferimenti normativi e interpretativi nonché modello di istanza, istruzioni e guida predisposti dall’Agenzia.
Nella sezione “Accedi” sono presenti tre distinti collegamenti: il primo dedicato al contribuente o al legale rappresentante di società che voglia richiedere in proprio il contributo, mentre gli altri due sono riservati a intermediari (commercialisti e consulenti) delegati dal contribuente all’accesso al “Cassetto fiscale” o a “Fatture e Corrispettivi”.Vediamo come presentare domanda per il contributo a fondo perduto, misura prevista dall’articolo 25 del Decreto rilancio a sostegno alle imprese per l’emergenza sanitaria. Se dal punto di vista tecnico l’istituto è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti, c’è ancora da vedere come gli aspetti tecnici si incastrino nella procedura di presentazione dell’istanza, che se da un lato è certamente veloce da completare, dall’altro comporta la necessità di dichiarare fatti e stati dalle rilevanti implicazioni, anche penali.
Ricordiamo che l’indebita percezione del contributo ha dirette sanzioni penali; e come sempre, l’ignoranza della norma non è una scusante. Ecco la guida con tutti gli step necessari per avanzare la richiesta.
Per la cronaca: ormai da molti decenni la moneta rai non è altro che una curiosità turistica, mentre la valuta ufficiale di Yap è diventata il dollaro USA.
Le criptovalute oggi sono una realtà importante, e lo resteranno ancora per molto tempo, ma non è certo che siano in grado di sostituire, o anche solo di affiancare le valute ufficiali.
Yap è una delle isole che compongono lo Stato federato della Micronesia. Si tratta di un gruppo di isole a nord di Papua Nuova Guinea e ad est delle Filippine. Si tratta di circa 600 isole, solo alcune abitate per una popolazione complessiva che supera di poco i centomila abitanti. Yap, con i suoi ottomila abitanti, non è certo una metropoli ma è piuttosto conosciuta per due ragioni.
^La prima è che nel suo mare vive la più numerosa colonia di mante giganti del mondo: per i subacquei è un paradiso e nelle sue acque limpide si immergono per ammirare le evoluzioni di questi giganteschi pesci. ^La seconda ragione per cui Yap è conosciuta è più prosaica.
Si tratta del modo con il quale avvenivano gli scambi fino ai primi del Novecento: gli yapesi usavano una moneta di pietra. Si trattava di un sistema di pagamento fondato su delle pietre di calcite scolpite in modo tondeggiante con un buco al centro per trasportarle. La “moneta di pietra”, chiamata rai, aveva dimensioni che andavano da qualche decina di centimetri e poco meno di tre metri di diametro!
Tanto più grandi erano le dimensioni della pietra rai tanto più essa aveva un valore. Ovviamente, per gli yapesi non era sufficiente procurarsi una pietra qualsiasi e sbozzarla grossolanamente: occorreva andarsi a prendere la calcite su un’altra isola distante 400 chilometri, affrontando il viaggio su fragili imbarcazioni e, una volta tornati su Yap, lavorare di martello e scalpello. Il peso e l’ingombro della pietra rai erano notevoli: se anche un abitante dell’isola avesse voluto comperare beni di basso prezzo avrebbe dovuto portare con sé diversi chili di “spicciole”! Ma gli yapesi sono gente pratica ed avevano trovato una soluzione efficiente: in genere, le pietre venivano collocate nel giardino di chi ne aveva la proprietà e lì restavano anche se servivano come pagamento di beni. In sostanza, tutti sapevano chi fosse proprietario di ogni pietra anche se non c’era alcun trasferimento fisico della moneta. A conferma della praticità del sistema escogitato dai geniali abitanti di Yap, si narra che una moneta precipitò in mare mentre veniva trasportata: un recupero sarebbe stato impossibile e comunque molto costoso, ma tutto sommato non sarebbe stata una buona idea: la pietra continuò ad essere usata come mezzo di scambio, battezzata come la “rai che si trova in fondo al mare”. Quanto sia vera questa leggenda non è possibile dimostrarlo, ma se non è vera è quanto meno verosimile ed illustra bene le caratteristiche di una circolazione monetaria di tipo “virtuale”. Il “colpevole” di tutto: Laszlo Hanyecz Torneremo presto a parlare della moneta rai. Ora però facciamo un vertiginoso salto temporale e spaziale: andiamo in Florida (USA). Siamo nel 2010, il 22 maggio. Quel giorno il programmatore Laszlo Hanyecz, su un sito che si occupava di criptovalute, offrì 10.000 bitcoin a chi gli avesse fatto recapitare due pizze. Un inglese accettò la proposta e fece recapitare a Laszo le due pizze, ricevendo in cambio i 10.000 bitcoin in pagamento. Al cambio dell’epoca quei 10.000 bitcoin valevano all’incirca 25 euro: un prezzo nel complesso adeguato. Oggi pagare due pizze con la stessa cifra vorrebbe dire pagare qualcosa come un paio di milioni di euro!
Le tre iniziative realizzate per le scuole del Lazio
Ce le spiega una dei 120 componenti dell’equipe formative territoriali.
“AL PUNTO GIUSTO, AL MOMENTO GIUSTO”
Siamo 120 docenti esperti ed appassionati di innovazione didattica, a disposizione di tutte le scuole della propria regione – nel mio caso, il Lazio – per garantire la diffusione del Piano Nazionale Scuola Digitale; con il coordinamento degli Uffici Scolastici Regionali, il nostro compito è quello di assicurare supporto e accompagnamento per tutto ciò che riguarda la sfida dell’innovazione scolastica in merito a percorsi formativi, ambienti digitali, sperimentazione di metodologie e di modelli organizzativi.
“FARE LA PROPRIA PARTE”
È stato ribadito in molte occasioni quanto l’accostamento dell’emergenza COVID con l’esperienza della guerra sia fuorviante, ma concedetemi una piccola licenza. Se già all’inizio dell’anno scolastico ritenevo che il nostro compito fosse una sfida entusiasmante ma complessa, con la chiusura improvvisa delle scuole, lo stesso compito si è trasformato in una “chiamata alle armi” per fronteggiare l’emergenza prima solo sanitaria, ma ben presto anche educativa.
Il concetto di “supporto” alle scuole, che sostanziava fino a poco prima il compito delle Equipe, improvvisamente mi suonava riduttivo: ora urgeva un vero e proprio pronto intervento.
Ecco dunque, le tre iniziative realizzate per le scuole della nostra regione, scelte tra tutte le altre perché lavorandoci ha avvertito che stavo partecipando a quell’incredibile insegnamento sul futuro citato da De Masi.
“NON METTIAMO IN QUARANTENA LA FANTASIA”
Secondo un calendario di lettura condiviso le classi partecipanti avrebbero letto storie, prodotto brevi testi, ispirati a “La grammatica della fantasia”, condivisi poi in rete dai docenti, con l’hashtag #RodariSocial. Avremmo partecipato anche noi dell’Equipe per commentare i messaggi dei bambini animando l’account ufficiale del gioco e interpretando coralmente uno degli indimenticabili personaggi del “Libro degli errori”: il Professor Grammaticus!
Tutto era pronto per partire, quando il caso ha voluto che l’inizio del gioco coincidesse con l’inizio del lockdown. Dopo un breve momento di incertezza, abbiamo scelto che avremmo proseguito, anche perché era proprio in un momento come quello, che ci sarebbe stato bisogno di storie fantastiche da condividere. Predisposto un kit didattico di supporto (che può essere richiesto tuttora via mail), abbiamo lanciato la sfida agli insegnanti: una sfida accolta da più di cinquanta di loro, che hanno scelto di non mettere in quarantena la FANTASIA.
Con l’augurio che tutto si risolva nel miglior modo possibile ed il prima possibile, non dobbiamo perderci d’animo e continuare ad istruirci ed a digitalizzarci.
Una dei 120 componenti dell’equipe formative territoriali ci racconta la sua esperienza, durante e dopo il lockdown i suoi progetti e le sue riflessioni ripensando all’emergenza continuando ad insegnare facendo ognuno la propria parte.
Un vero e proprio “pronto intervento” concretizzato mettendo a disposizione tutte le nostre competenze e la precisa volontà di dare il nostro contributo, in un momento così difficile. Così tutti noi membri delle Equipe Formative Territoriali abbiamo fatto come il colibrì nella favola africana, che rispondeva “faccio la mia parte” a chi gli chiedeva cosa si illudesse di fare, versando sull’enorme incendio divampato nella foresta, quella piccola goccia d’acqua che portava nel becco.
Con lo stesso spirito, voglio raccontare alcune di queste gocce d’acqua che, insieme ai miei colleghi dell’Equipe Lazio, ho cercato di versare sull’incendio divampato nella scuola. “Sono al posto giusto, al momento giusto”, mi sono detta quando ho capito che avremmo dovuto affrontare quello che il sociologo De Masi ha definito “il più grande insegnamento sul futuro che l’umanità potesse avere”.Siamo 120 docenti esperti ed appassionati di innovazione didattica, a disposizione di tutte le scuole della propria regione – nel mio caso, il Lazio – per garantire la diffusione del Piano Nazionale Scuola Digitale; con il coordinamento degli Uffici Scolastici Regionali, il nostro compito è quello di assicurare supporto e accompagnamento per tutto ciò che riguarda la sfida dell’innovazione scolastica in merito a percorsi formativi, ambienti digitali, sperimentazione di metodologie e di modelli organizzativi.
L’app IO dei servizi pubblici a cosa serve? E come si utilizza?
Il Governo ha istituito una nuova App per dispositivi mobili dedicata al cittadino che richiede il Bonus Vacanza”. Questa App si chiama IO.Ma nello specifico a cosa serve l’app?Viene chiamata anche App IO dei Servizi Pubblici. È un’app che serve per inviare e ricevere messaggi, avvisi, comunicazioni, da qualunque ente pubblico, il tutto dentro un’unica app.In più permette di ricevere tutti gli aggiornamenti su scadenze, pagamenti, promemoria vari, ecc, tramite messaggio, tramite email, tramite notifiche/notifiche push, tenere un calendario personale aggiornato, ma anche di completare dei pagamenti di servizi o tributi.Com’è si ottiene l’app?Basta scaricare l’app come un’applicazione qualsiasi sull’AppStore del proprio dispositivo mobile scrivendo sulla barra di scrittura le parole “App Io Servizi Pubblici” o anche solo “App Io” oppure “Io”. L’app è un gratuita ed è compatibile sia con il sistema operativo Google-Android che con quello Apple.
Un tempo si usavano le macchine da scrivere adesso si usano i computers e le tastiere, un tempo si usavano le lettere cartacee per corrispondenza adesso si usano le email, i messaggi di testo, Messenger e WhatsApp, un tempo si potevano seguire le lezioni soltanto in presenza di un professore in carne e ossa e in un’aula didattica adesso si possono seguire i corsi on-line oppure in modalità e-learning. Ormai siamo ufficialmente entrati nell’era della digitalizzazione.Oggi più che mai questa digitalizzazione ci sta tornando utile.Durante il lockdown causato dal Covid-19 abbiamo avuto modo tutti di poter studiare, di poterci informare ed aggiornare proprio grazie ad essa.L’istruzione è altrettanto importante e in questo periodo non bisogna perdere l’occasione di poter utilizzare questa tecnologia che è a nostra disposizione, per continuare a coltivare le nostre conoscenze, i nostri studi ed accrescere la nostra istruzione. La tecnologia in questo caso ci viene incontro offrendoci la possibilità come detto poc’anzi di poter seguire una vasta quantità di corsi di vari tipo e materia, in modalità e-learning oppure online. Uno di questi enti che eroga questi corsi di formazione o professionali è Eipass (European Infornatics Passport). Eipass è il programma di certificazione delle competenze informatiche oggettivo, standardizzato, riconosciuto su base internazionale e indipendente da ogni fornitore di sistemi informatici, che attesta il sicuro possesso, nel Candidato, delle abilità e delle conoscenze digitali necessarie per utilizzare correttamente le risorse informatiche e tecnologiche, a vari livelli, in diversi settori e per specifiche professioni (Scuola, Web, Impresa, Pubblica).Uno degli enti Accreditati Eipass riconosciuto nella regione Lazio è PGECOOP Eipass Ei-Card che fornisce un servizio di formazione giovanile e professionale dal 1999, con sede a Frascati (via Etiopia N15 00044 RM Info@pgecoop.it 069417700 / 3271052194)I corsi erogati da PGECOOP Eipass Ei-Center sono quindi rivolti a studenti, lavoratori, docenti, e chiunque voglia ampliare il proprio bagaglio professionale e didattico.
È un insieme di procedure edi misure che i lavoratori dovranno mettere in atto per prevenire il contagio da coronavirus.
Le procedure nel dettaglio saranno queste;
Obbligo a casa se con febbre oltre 37.5 Pulizia e sanificazione Controlli all’ingresso Limitare i contatti con i fornitori esterni Mascherine e guantiIgiene delle mani Spazi comuni con accessi contingentati (mense, spogliatoi, aree fumatori) Rimodulazione dei livelli produttivi e dei turni Possibile chiusura dei reparti non necessari e smart-working Ammortizzatori sociali e ferie Stop trasferte e riunioniOrari ingresso-uscita scaglionati Gestione di un caso sintomatico
È doveroso fare una premessa nel caso in cui dovesse esserci una mancata applicazione delle misure di sicurezza e prevenzione del contagio del Covid-19, il tipo di provvedimenti che vengono presi sono esclusivamente di tipo amministrativo.
per quanto riguarda l’obbligo di applicare i protocolli per la prevenzione del contagio covid-19, giorno 16 maggio 2020 è stato emesso un decreto legislativo, che prevede ulteriori misure urgenti di sicurezza per fronteggiare l’emergenza epidemiologica.
le norme di prevenzione ovviamente dovranno essere rispettate da tutte le attività economiche produttive e sociali che ovviamente dovranno adeguarsi al protocollo ed alle linee guida imposte dalla norma dal protocollo stesso. in alcuni casi le linee guida potranno essere nazionali in altri casi addirittura regionali per i comuni o le regioni maggiormente colpite dall’epidemia.